Il dipinto Arresto di Giovanna d’Arco, celato agli occhi dei visitatori per diversi anni e presentato in occasione della Giornata della Memoria 2018 durante l’iniziativa NARRARTI, si inserisce nel ciclo “Carabinieri” iniziato dal pittore nel 1950, dopo la liberazione dal campo di concentramento di Gusen. Del medesimo ciclo, GASC conserva anche il dipinto Arresto di Cristo vestito di rosso, attualmente esposto.
Nello scritto Il nascere della mia arte religiosa, il pittore racconta lo sviluppo del ciclo dei Carabinieri:
“[…] Tornato dal lager di Gusen, nel luglio del 1945, stentai a riprendere la mia vita di pittore. Fu nel dicembre del 1950 che io abbozzai il primo quadro di – Carabinieri -, i quali arrestano il pittore, perché fa il pittore e lo fa a modo suo. Avverto subito che i carabinieri propriamente detti non hanno nulla a che fare con i miei, perché i miei non sono che il simbolo di una certa opposta volontà, o di una società in difficile travaglio. Questo primo quadro rimase incompiuto e nascosto per circa un anno; e fu mio figlio Cioni a tirarlo fuori e ad incitarmi ad andare avanti. Così dall’uno all’altro venni ad eseguire oltre 20 quadri ed oltre 40 disegni tutti viventi sulla stessa trama del Carabiniere. Di essi i più importanti, a parer mio, sono, dopo quelli dedicati al pittore, l’arresto del Muselmann (l’internato affamato di Mathausen), l’arresto di Charlot, l’arresto del piccolo prete, l’arresto del missionario, l’arresto del Vescovo, l’arresto di Giovanna d’Arco, l’arresto di Cristo vestito di rosso, l’arresto di Cristo denudato incoronato di spine, l’arresto del Bambino Gesù. L’idea di questi quadri non è stata cercata da me, ma è nata in me permanendo in me con inusitata insistenza: devo dire che il quadro mi si forma nella mente con i suoi colori, forma e proporzioni”.
L’opera è la prima versione di questo soggetto realizzata dall’artista. Altre due versioni del 1955 sono invece conservate presso la Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani e in una collezione privata.
Il dipinto colpisce per le grandi dimensioni e per le figure massicce dei soldati che imprigionano la Santa. I soldati indossano armature e curiosi copricapi giocati sui toni del blu. Ma a catturare l’attenzione sono i loro volti; quasi caricaturali e dai tratti animaleschi. L’artista vuole sottolineare l’egoismo e la paura dell’uomo che, timoroso di perdere la propria ricchezza, imprigiona coloro che si fanno portavoce del messaggio di amore e uguaglianza di Cristo.
Illumina la scena la figura centrale di Santa Giovanna, raffigurata con un’armatura lucente e con le mani e piedi legati. In quest’opera, come nelle altre versioni, l’accento è posto sul contrasto tra i soldati che bloccano la santa con forza violenta, ceca, e la vittima innocente, fragile, che non oppone alcuna resistenza.
Un paesaggio desolato, brullo, appena abbozzato, fa da sfondo alla scena principale. Una cinta muraria delimita lo spazio, ma da un’apertura si intravede del verde. Forse proprio quella natura tanto amata e contemplata dal pittore che nel Diario di Gusen, scritto durante la prigionia, spiega:
“[…] Questo dipingere con la testa nel sacco, senza vedere della natura se non quel poco sopra, al di là del muro la cima di qualche albero, un frammento di colle col bosco di pini, qualche casa abitata e il cielo”.